Il progetto GENOMA avrebbe dovuto essere la singolarità genetica che tutti aspettavamo, ma invece ci ha rivelato che, come sempre, conosciamo ben poco.
Più geni non vogliono necessariamente intendere più intelligenza, più evoluzione, più fitness: l’Homo sapiens non ha poi tutti questi geni in più del semplice moscerino della frutta.
Ci deve essere qualcosa in più, perchè il DNA non è il nostro destino, niente è scritto, o almeno è scritto solo in parte, le parole sono a metà, sta a noi comporre il resto delle frasi.
Tutto questo è l’Epigenetica. Anche se un gene è presente, può non esprimersi. Un gene malato, può essere silenziato.
E il mosaico comincia a comporsi in gravidanza. Tutto quello che voi fate, sentite, imparate, mangiate, mentre portate dentro un embrione, incide, modifica… cambia.
Cuccioli di scimmia, alle cui madri gravide erano stati insegnati dei giochi e compiti da svolgere, sapevano già eseguirli alla nascita, perfettamente, grazie ad una sorta di memoria genetica.
L’Alimentazione dunque e i processi psicologici (stato mentale) della futura mamma durante il periodo della gravidanza, sono fattori determinanti nel controllo delle influenze che l’ambiente ha sui geni. Modulando tali fattori è possibile ottenere uno sviluppo del feto esente da future malattie quando diventerà adulto.
La ricerca in biologia evoluzionistica e biologia dello sviluppo, supporta questa ipotesi e suggerisce che i processi ambientali che influenzano la propensione alla malattia in età adulta, sono già decisivi durante le fasi periconcezionali, fetali, e neonatali.
La vita evolutiva infatti è un periodo vulnerabile, durante il quale fattori ambientali avversi hanno il potenziale di disturbare i processi di proliferazione e differenziazione cellulare o di modificare i modelli di ricombinazione epigenetica.
Quindi mie care mamme venture: mangiate bene, respirate bene, sentite bene.
Ma soprattutto, sorridete. Perchè si, la felicità è un perfetto meccanico genetico.